varettaargentea01L'odierno fercolo della Madonna della Lettera risale agli anni settanta. Fu realizzato interamente in argento, con grande impegno ed amore, dal messinese Salvatore Catanzaro, essendo Decano del Capitolo della Cattedrale il rev. mons. Paolo Romeo.

Essa è il rifacimento della varetta realizzata nel 1962 e per le nuove parti vennero impiegati oltre 80 kg di argento.

Al centro una colonna è destinata ad ospitare la pigna in cristallo di rocca,che protegge la reliquia del Sacro Capello, che come si vede dalla foto poi viene ricoperta da una decorazione floreale. mentre sul davanti una mensola accoglie la statua della Madonna.

Fu benedetta la sera del 2 giugno 1977 dall'Arcivescovo, mons. Francesco Fasola, e portata in processione per la prima volta l'indomani, 3 giugno 1977.

Ciò perchè il terremoto del 1908 aveva causato irrimediabili danneggiamenti dell'antica ed artistica baretta d'argento, tanto che per effettuare la processione del Sacro Capello negli anni successivi, venne utilizzato il Vascelluzzo d'argento, l'artistica baretta della Confraternita di S. Maria di Portosalvo dei Marinai; Confraternita che ancora oggi sovrintende al trasporto del fercolo nella processione del 3 giugno e nella giornata del Corpus Domini, portando in processione il Vascelluzzo, rinnova questo onore di portarvi su di esso il Sacro Capello.

Il primo fercolo di cui si hanno notizie per la processione del Sacro Capello risaliva al 1626 su committenza dell'Accademia dei Cavalieri della Stella, ordine militare del tempo.

Successivamente, nel 1902, in occasione della realizzazione della statua che ancora oggi si ammira sul fercolo, il Comune aveva disposto che fosse rifatta l'interessa ossatura del fercolo e che i ricami in oro che la ricoprivano venissero trasferiti su un nuovo fondo di raso, in quanto l'antico era ormai inservibile. Con l'aggiunta di una mensola barocca sul davanti sulla quale poggiare la statua anzichè l'antico medaglione della S. Lettera, che veniva portato in processione [visualizza la foto]

Il terribile terremoto distrusse il fercolo, ma fortunatamente non la statua, e nel 1962 esso fu rifatto ad opera della Deputazione della Cappella della S. Lettera dalla ditta messinese dei Fratelli Sciarrone, per una spesa di allora di circa due milioni di lire. Componenti della Deputazione erano: il Decano del Capitolo Mons. Pantaleone Minutoli, il comm. Bartolomeo La Cava, l'ing. Placido Magaudda, il comm. Salvatore Paci, il sig. Giuseppe Santoro, il sac. Francesco Freni, segretario della Deputazione e Cappellano maggiore della Basilica Cattedrale.

La manta ed il fercoloLa statua che ancor oggi si ammira fu commissionata allo scultore messinese Lio Gangeri, ma residente a Roma, il 4 marzo 1901, da Nunzio Magliani, attraverso un contratto redatto dal Notaio Antonio Picciotto, disponendo la somma di Lire 3.200 per la realizzazione di una "statua da aggiungere sul davanti della baretta solita a portarsi in processione il 3 giugno col S. Capello". Come stabilito nel contratto Gangeri consegnava nel marzo 1902 la statua da lui modellata e niellata dal romano "cav. Costantino Calvi, cesellatore, scultore ed incisore in metalli".

Ecco la descrizione di G. La Corte Cailler "La statua in parola, alta compresa la base m. 0.90 [90cm] e del peso di Cg. 20 [2 Kg], esprime la Madonna in piedi, vestita a larghe pieghe, mentre con la destra impartisce la benedizione e con la sinistra tiene un brano delle tradizionale Lettera ai messinesi. In basso, a destra, Ella guarda un trofeo a rilievo, ove sono disegnati una veduta di Messina, lo stendardo della città, una palma ed un cherubino rivolto verso la Madonna.

Sullo zoccolo poi si legge scolpita la firma del Gangeri ed il nome del committente della statua.
Nell'opera sua, il Gangeri, ... ha unito una bene intesa imitazione del barocco 600 senza però esagerazioni, in modo che la statua verrà ad armonizzare con l'insieme della baretta ove dovrà aver posto, e che fu costruita nel 1626 dall'Accademia della Stella".

Nella foto il fercolo in primo piano con la "manta" che l'osserva dall'alto del Baldacchino.